Identità digitale, open data, e-government, azzeramento del digital divide, pagamenti elettronici, sanità e giustizia digitale, istruzione, ricerca e smart city: sono gli elementi principali dell’evoluzione verso la PA Digitale, chiamata a realizzare infrastrutture e servizi per migliorare la qualità della vita e accelerare la digitalizzazione del Paese.
Su questo fronte non sono mancate le strategie. A marzo del 2015 nell’ambito dell’Accordo di Partenariato 2014-2020, la Presidenza del Consiglio dei ministri - assieme al Ministero dello sviluppo economico, all’Agenzia per l’Italia Digitale e all’Agenzia per la Coesione - ha predisposto i piani nazionali “Piano Nazionale Banda Ultra Larga” e “Crescita Digitale”. In essi sono identificate le linee di azione e definiti gli obiettivi prioritari da realizzare per il 2020 nell’ambito dell’Agenda Digitale Italiana, e sono anche specificati gli indicatori di performance (KPI) intermedi e finali da raggiungere attraverso la convergenza su piattaforme di sistema. A meno di due anni dal principale obiettivo temporale (2020), lo stato di avanzamento dei vari cantieri (Fig. 5), mostra una situazione di forte disomogeneità, sia tra progetti, sia all’interno dello stesso progetto, ove sono presenti Enti ben posizionati e altri totalmente inerti.
Strategia per la Crescita Digitale e PA: in ritardo, con luci e ombre.
Tra i progetti già attivi e che hanno avuto piena diffusione si segnala la Fatturazione Elettronica, che dal 2015 vede obbligatoriamente coinvolte tutte le Amministrazioni e che nel 2017 ha visto la progressiva diminuzione della numerosità delle transazioni non andate a buon fine (nel 2017 mediamente al 3,5%), segnale di una progressiva maturità di Amministrazioni e imprese nel gestire il canale. A livello di volumi la media mensile è ormai superiore a 2,5 milioni di fatture transate.
Figura 5: Stato di avanzamento dei principali progetti della Strategia per la Crescita Digitale (2018)

Fonte: NetConsulting cube su dati AgID, marzo 2018
La Fatturazione Elettronica è anche un esempio in cui il settore pubblico è stato anticipatore di quello privato, che adotterà la fatturazione elettronica obbligatoria negli scambi B2B solo dal 2019.
SPID, il Sistema Pubblico di Identità Digitale che consente ai cittadini di accedere ai servizi online della PA con un’unica identità digitale coinvolgeva, a marzo 2018, oltre 4.000 Amministrazioni Centrali e Locali con oltre 2,3 milioni di identità digitali rilasciate (1 milione in più rispetto a marzo 2017).
Figura 6: La attuali iniziative di procurement di Consip a supporto del Piano Triennale

Fonte: Consip
La spinta è venuta finalmente dalla progressiva apertura di servizi cui accedere con questo sistema, tra cui si segnalano quelli di INPS e INAIL e i servizi di pagamento tasse e tributi a livello comunale. La possibilità di accedere tramite SPID ai servizi dell’Agenzia delle Entrate (introdotta ad aprile 2018) darà sicuramente una nuova enfasi al progetto, dal momento che sono oltre 7 milioni gli utenti che già accedono in via telematica ai servizi fiscali.
Un numero crescente di adesioni (oltre 16.000 a marzo 2018, di cui 13.000 attive) si sta registrando per il sistema per i pagamenti on line PagoPA, relativo non solo a multe ma a un novero crescente di servizi, come ad esempio le tasse scolastiche.
Tuttavia, a un numero elevato di Enti aderenti non corrisponde un incremento di transazioni in linea con le attese. Il numero totale di transazioni effettuate è di poco superiore ai 7 milioni, a fronte di target di 50 milioni per il 2018 e di 150 milioni per il 2020, che difficilmente saranno raggiunti con il trend attuale da 1 milione di transazioni/mese.una nuova enfasi al progetto, dal momento che sono oltre 7 milioni gli utenti che già accedono in via telematica ai servizi fiscali.
Un numero crescente di adesioni (oltre 16.000 a marzo 2018, di cui 13.000 attive) si sta registrando per il sistema per i pagamenti on line PagoPA, relativo non solo a multe ma a un novero crescente di servizi, come ad esempio le tasse scolastiche.
Tuttavia, a un numero elevato di Enti aderenti non corrisponde un incremento di transazioni in linea con le attese. Il numero totale di transazioni effettuate è di poco superiore ai 7 milioni, a fronte di target di 50 milioni per il 2018 e di 150 milioni per il 2020, che difficilmente saranno raggiunti con il trend attuale da 1 milione di transazioni/mese.
Per gli Open Data è già stato raggiunto l’obiettivo previsto in termini di Amministrazioni coinvolte (385 contro un target 2020 di 300). Molto in ritardo è invece per il consolidamento dei registri della popolazione locale (ANPR): soltanto 99 dei 7.978 comuni (target 2018) sono operativi nella banca dati nazionale, mentre altri 1.000 sono in fase sperimentale. E questo nonostante la validità dei motivi alla base del progetto ANPR, come la necessità di uniformare i sistemi di gestione dei registri anagrafici dei comuni e creare un unico database accessibile e utilizzabile da tutti gli Enti o le organizzazioni che, per vari motivi, ne hanno la necessità; la realizzazione di un sistema grazie al quale è possibile lo scambio, puntuale e massivo, di dati e informazioni anagrafiche, necessarie alle Amministrazioni Locali per lo svolgimento delle loro funzioni; l’offerta ai cittadini di un unico punto d’accesso per relazionarsi con i comuni per la richiesta di certificati e variazioni di residenza, e così via.
Progressiva diffusione si registra infine per il Fascicolo Sanitario Elettronico, già operativo in 17 regioni (l’obiettivo 2020 è di 20) e con un numero di assistiti che ha attivato il servizio pari al 25% del totale (target 2020 del 70%), per una copertura sul totale dei referti emessi del 43%.
A livello di infrastrutture fisiche abilitanti, nel Piano Triennale 2017-2019 per i Sistemi Informativi della Pubblica Amministrazione si evidenziano tre obiettivi:
- • la riorganizzazione del parco dei data center della PA attraverso un’opera di razionalizzazione e di superamento della frammentazione, utile sia a ridurre i costi di gestione, sia a uniformare e aumentare la qualità dei servizi offerti alle Amministrazioni, anche in termini di business continuity, disaster recovery ed efficienza energetica;
- • la realizzazione del Cloud della PA, grazie al quale sarà possibile virtualizzare il parco macchine di tutte le Pubbliche Amministrazioni, con importanti benefici in termini di costi e di gestione della manutenzione;
- • la razionalizzazione delle spese per la connettività delle Amministrazioni e l’aumento della diffusione della connettività nei luoghi pubblici a beneficio dei cittadini.
Per la razionalizzazione dei data center, il Piano Triennale stabilisce che sia AgID (Agenzia per l’Italia Digitale) a:
- • individuare l’insieme di infrastrutture fisiche esistenti di proprietà della PA da eleggere a Poli Strategici Nazionali (PSN), definendone anche il percorso di qualificazione;
- • tracciare il percorso delle PA verso il modello Cloud, anche attraverso le risorse rese disponibili dai PSN e le risorse messe a disposizione tramite SPC-Cloud, a partire dall’architettura Cloud realizzata con la gara Consip e i successivi ampliamenti definiti dal Comitato di direzione tecnica;
- • definire regole e procedure per la qualificazione di altri Cloud Service Provider (CSP).
Un ruolo di primo piano per l’evoluzione delle infrastrutture è ricoperto da Consip che ha predisposto, attraverso una serie di gare, strumenti di acquisto per le Pubbliche Amministrazioni, mettendo a disposizione beni e servizi che le PA possono acquisire direttamente nell’ambito di contratti quadro.
In particolare, il pacchetto di gare SPC che Consip ha realizzato per conto dell’AgID dovrebbe consentire alle Amministrazioni di far evolvere i loro sistemi verso servizi Cloud e garantirne la piena interoperabilità. Più in dettaglio (Fig.6), il pacchetto riguarda i servizi di connettività IT (l’infrastruttura per la connessione in rete), i servizi Cloud (erogati su grandi infrastrutture comuni che servono contemporaneamente più amministrazioni), i servizi di interoperabilità, cooperazione applicativa, identità digitale e sicurezza (fondamentali per il dialogo sicuro tra i sistemi della PA, e per la protezione dei dati), la realizzazione di portali e servizi on line (i canali d’accesso ai servizi evoluti della PA), i servizi integrati per i sistemi gestionali e la gestione dei procedimenti amministrativi (spina dorsale dei processi della PA). Il valore complessivo trattato è pari a circa 5 miliardi di euro.
Un Piano Triennale per concretizzare l’evoluzione ICT della PA. Cloud al centro.
A livello locale si evidenziano invece, e in gran numero, le esperienze che rientrano nel concetto di Smart City.
Nella maggior parte dei casi si tratta di iniziative singole, non ancora inserite all’interno di piani strutturati e in grado di rendere digitali i vari ambiti in cui le realtà locali interagiscono con i cittadini e con il territorio. A rendere difficile questo percorso sono soprattutto due elementi: quello delle risorse disponibili e quello delle competenze necessarie.
Resta comunque il fatto che ad oggi le sperimentazioni e i progetti coinvolgono numerosi ambiti, tra cui prevalgono quelli relativi alla sicurezza, alla gestione dei flussi di traffico e dei parcheggi, all’illuminazione intelligente. Ulteriori progetti sono strettamente legati all’attività delle municipalizzate, di cui gli Enti locali sono spesso azionisti: in questo caso sono prevalenti i progetti legati al trasporto pubblico e al ciclo di raccolta rifiuti, in cui la digitalizzazione è finalizzata a una migliore attività di pianificazione e gestione.
Un ulteriore strumento volto a supportare la trasformazione digitale dei servizi pubblici a cittadini e imprese nel territorio è il recente Accordo Quadro con AgID per la Crescita e la Cittadinanza Digitale verso gli Obiettivi Europa 2020, ratificato nel mese di febbraio 2018 dalla Conferenza delle Regioni e Province Autonome.
L’accordo ha validità triennale e riconosce la possibilità alle Regioni di svolgere un ruolo di coordinamento a livello territoriale nel favorire la trasformazione digitale dei servizi pubblici per cittadini e imprese, concentrandosi sulle aree d’intervento delineate dal Piano Triennale per l’informatica nella Pubblica Amministrazione 2017-19.
Seguiranno accordi tra lo Stato (AgID) e le singole Regioni, per indicare esattamente il percorso nei diversi territori per attuare il Piano Triennale.
L’accordo rappresenta un passo importante: attribuisce ufficialmente alle Regioni il coordinamento degli Enti Locali nel percorso verso la PA Digitale, promettendo di risolvere un problema di governance che finora ha rappresentato un fattore di freno e consentendo di ottimizzare risorse e sfruttare sinergie.
Uno degli esempi virtuosi da seguire è rappresentato dall’Accordo Tripolo, siglato tra le Società IT in House delle Amministrazioni regionali di Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia e Provincia Autonoma di Trento, finalizzato a interconnettere le reti e i data center delle tre amministrazioni, realizzando il primo data center pubblico tripolare, federato, pluriregionale, multisocietario. La condivisione tra territori di asset infrastrutturali rappresenta un segnale importante e concreto verso la realizzazione della piattaforma digitale della PA.