In Italia, le telecomunicazioni sono attualmente oggetto di investimenti che beneficiano dei piani per la diffusione della banda ultralarga e le nuove architetture di rete 5G, entrambe previste nei programmi di sviluppo a livello nazionale ed europeo.
La strategia per la banda UL poggia su piani di investimento pubblici e privati.
Gli obiettivi che il Governo italiano si è dato nell’ambito della propria strategia per la banda ultralarga, in coerenza con l’Agenda Digitale Europea 2020, sono riassumibili nei seguenti punti:
- copertura ad almeno 100 Mbit/s fino all’85% della popolazione italiana;
- copertura ad almeno 30 Mbit/s della totalità della popolazione italiana;
- copertura ad almeno 100 Mbit/s di sedi ed edifici pubblici (scuole e ospedali in particolare) nelle aree di maggior interesse economico e concentrazione demografica, nelle aree industriali e nelle principali località turistiche e agli snodi logistici.
La strategia per la banda ultralarga è perseguita attraverso l’attivazione di appositi piani di investimento pubblici e privati. Per quanto concerne gli investimenti pubblici, ai fini di una valutazione degli stessi a sostegno dello sviluppo di queste reti, risulta rilevante la classificazione delle aree territoriali contenuta negli Orientamenti dell’Unione Europea:
- aree bianche, prive di reti ultra broadband e dove i privati non intendono investire nei prossimi tre anni;
- aree grigie, in cui è presente o verrà sviluppata nei prossimi tre anni una rete ultra broadband da un solo operatore privato;
- aree nere, in cui sono presenti o verranno sviluppate nei prossimi tre anni almeno due reti ultra broadband di operatori diversi.
Mentre nelle aree bianche sono ammissibili gli aiuti di Stato a determinate condizioni, nelle aree grigie l’intervento pubblico comporta il rischio di spiazzare gli investitori esistenti e di falsare la concorrenza. Nelle aree nere l’intervento statale rischia di provocare gravi distorsioni della concorrenza ed è, con elevata probabilità, incompatibile con il mercato interno. L’attuazione del piano di sviluppo delle reti a banda ultralarga ha, pertanto, avuto inizio con un piano di intervento nelle aree cosiddette “a fallimento di mercato” (aree bianche), autorizzato dalla Commissione europea nel giugno del 2016. La Commissione ha espresso parere favorevole al riguardo, anche in considerazione dell’unitarietà della strategia del Governo italiano. Questa comprende interventi sia nelle aree bianche, sia nelle altre aree del territorio nazionale, nell’ambito di un complessivo quadro nazionale di aiuto alla realizzazione delle infrastrutture necessarie allo sviluppo dell’economia digitale del Paese e al raggiungimento della coesione sociale e territoriale.
Figura 4: Livello di copertura della banda ultralarga (% unità immobiliari) per Regioni

Fonte: elaborazione NetConsulting cube su Open Data Ministero Sviluppo Economico, Piano Strategico Banda Ultra Larga
Le unità immobiliari raggiunte dalla banda ultralarga ad aprile 2018 erano il 52,4% del totale. L’obiettivo è di arrivare al 71% a fine 2018. Le percentuali di copertura per regione (Fig.4) evidenziano che Puglia, Calabria, Lombardia e Basilicata sono le regioni con il tasso di penetrazione più elevato, mentre Piemonte e Valle d’Aosta sono quelle più indietro. Occorre precisare, tuttavia, che il tasso elevato di copertura di Puglia, Calabria e Basilicata è da riferire alla presenza prevalente di banda a 30 Mbps, mentre in Lombardia la situazione risulta più equilibrata, con la copertura a 100 Mbps che raggiunge il 18,8%, ben al di sopra di quanto rilevato nelle altre regioni. Solo la Provincia Autonoma di Trento presenta un dato di penetrazione più elevato pari 24,2% (tabella 1).

In coerenza con tale impostazione, nel luglio 2017 è stata adottata la decisione di dare attuazione a una seconda fase della strategia, comprensiva di interventi infrastrutturali finalizzati al salto di qualità del servizio di connettività nelle aree “a mercato” (aree grigie), ossia quelle in cui è presente un unico operatore di rete e con scarsa probabilità che ne arrivi un altro.
Mentre gli interventi avviati nelle aree bianche puntano a recuperare il gap di infrastrutturazione, il piano di investimento nelle aree grigie intende favorire lo sviluppo di reti in banda larga ultra veloce e, conseguentemente, di servizi digitali avanzati, in relazione ai quali emerge, alle attuali condizioni e in quelle zone, il limitato interesse a investire degli operatori privati.
Attualmente le unità immobiliari sono 36 milioni: si presume, pertanto, che soltanto il 24% sarà coperto dalla banda ultralarga a un gigabit (100 Mbps e 50 Mbps in upload con tecnologia Ftth/B), mentre il 38% delle abitazioni sarà coperto al 2020 a 30 Mbps in download e 15 Mbps in upload con tecnologia FTTN (fiber to the node), ossia con fibra fino all’armadio su strada.
In coerenza con le nuove raccomandazioni della Commissione Europea, il Governo italiano sta ponendo in essere azioni che incidono anche sulla domanda di connettività, ossia che vanno nella direzione di promuovere e sostenere la domanda di servizi a valore aggiunto che richiedono la disponibilità di connettività ultra veloce. Ci si riferisce, in particolare al progetto Industria 4.0, al progetto Italia WiFi, alle iniziative di sperimentazione dei servizi in 5G.
Il sostegno pubblico agli investimenti infrastrutturali, nelle aree bianche e grigie, deve andare di pari passo con l’insieme di tali iniziative, affinché queste ultime possano essere realisticamente adottate.
In tal modo, l’impiego di risorse pubbliche assicurerebbe pari opportunità di crescita alle diverse aree del Paese, accompagnando lo sviluppo di servizi innovativi, anche di valenza sociale, a beneficio di cittadini e imprese.
Lo sviluppo del 5G
Lo sviluppo del 5G riguarda un insieme molto variegato di servizi e applicazioni, che nel loro complesso non sono riconducibili all’impiego di una sola gamma di frequenze ma piuttosto a un insieme di gamme, aventi ciascuna determinate caratteristiche, e a infrastrutture di rete mobile e wireless interconnesse con quelle di rete fissa e, in particolare, con quella in fibra ottica. Inoltre, per talune funzionalità e impieghi particolari, è previsto l’utilizzo di collegamenti realizzati attraverso reti satellitari.

È stato evidenziato come il 5G non sia solo un evento tecnologico, ma rappresenti prima di tutto un’evoluzione dell’ecosistema, delle tecnologie, delle architetture, degli stessi modelli di business e dunque anche dell’organizzazione del lavoro di intere filiere. Le nuove reti 5G dovranno soddisfare le esigenze di tutti i nuovi casi di trasformazione digitale, come l’IoT (Internet of Things), incluse le comunicazioni di tipo M2M (machine-to-machine) e supportare tutti i principali settori verticali, e le applicazioni cosiddette critiche. Le caratteristiche delle bande di frequenza e i tempi delle gare 5G sono riportate nella tabella 2.
Le prime frequenze a entrare nella piena disponibilità degli operatori saranno quelle incluse nelle bande 3.600 – 3.800 MHz e 26 GHz. Per poter usufruire dello spettro in banda 700 MHz, i licenziatari dovranno attendere la seconda metà del 2022, momento in cui i broadcaster televisivi dovranno completare il passaggio alla nuova versione del digitale terrestre (DVB-T2), liberando frequenze. Lo stato attuale del 5G in Italia vede l’avvio di test ed esperimenti in diverse città campione che continueranno fino al 2022.
Tuttavia, la recente asta per le frequenze suggerisce che gli operatori faranno tutto il possibile per accelerare i tempi e che questa tecnologia potrebbe diventare alternativa ad alcune tecnologie broadband di rete fissa, specialmente in alcune aree bianche e grigie del Paese. A differenza delle precedenti tecnologie di telefonia mobile, infatti, il 5G nasce con la precisa volontà di agire su più fronti: aumentare la velocità di connessioni in download e in upload, coprire con le singole antenne un numero sempre maggiore di utenti e, soprattutto, consentire connessioni multiple di persone e oggetti senza perdere di qualità.
Nell’era del video streaming, ciò si traduce nella drastica diminuzione dei problemi relativi ai “ritardi” delle trasmissioni via Internet, e soprattutto in un salto in avanti dell’Internet of Things, dove gli oggetti comunicano tra loro per migliorare la vita quotidiana: dalle auto connesse agli elettrodomestici intelligenti, alle apparecchiature mediche, fino alle molteplici applicazioni industriali in chiave Industria 4.0.
Gli impatti del 5G riguarderanno anche altri settori. Nei trasporti verrà assicurata la copertura del segnale fino a una velocità di 500 Km/h, garantendo i servizi Internet sui treni ad alta velocità, e consentendo l’accesso a qualsiasi tipologia di contenuti multimediali; e sarà possibile migliorare la gestione del traffico, con informazioni aggiornate in tempo reale, migliorando quanto già avviene in alcune grandi città con i sensori e la rete attuale. Un ulteriore ambito di applicazione riguarderà l’ambito dell’energia e delle utility, consentendo il monitoraggio in tempo reale di consumi e fabbisogni e riducendo di conseguenza sprechi e rischi di blackout. Già nel 2021 potremo avere le prime implementazioni delle reti 5G, anche se si stima una copertura significativa dei paesi industrializzati solo a partire dal 2023.