Nel corso del 2017 il mercato digitale della Pubblica Amministrazione ha proseguito il proprio trend negativo. Si è registrato ancora un calo della spesa della Pubblica Amministrazione Locale (Regioni, Comuni, Province e Comunità Montane), in diminuzione del 2,7% a un valore di poco inferiore ai 1.200 milioni di euro. In calo è stata anche la dinamica della spesa della Pubblica Amministrazione Centrale, dell’1,8% a 1.894 milioni di euro (a eccezione della Difesa, che è quantificata separatamente e che ha registrato un dato sostanzialmente statico). Sia per la PA centrale che per quella locale si prevede un’ulteriore flessione anche nei prossimi anni.
La spesa digitale della PA è in calo e calerà ancora nei prossimi anni.
I trend rilevati sono guidati soprattutto dalle direttive di spending review imposte dalla Legge di Stabilità 2016, recepite nel Piano Triennale per l’informatica nella Pubblica Amministrazione, che per la fine del triennio 2016-2018 ha indicato un obiettivo di risparmio complessivo sulla spesa ICT delle amministrazioni di circa 800 milioni di euro. Da sottolineare, tuttavia, che il taglio non è da applicare né alla spesa che transita da Consip e dalle centrali di committenza regionale, confermando la volontà di centralizzare gli acquisti in capo a pochi soggetti, né alla spesa di Agenzia delle Entrate, INPS, INAIL e Ministero della Giustizia (relativamente agli investimenti del processo telematico). Da rilevare è anche che nei tagli rientra solo la spesa destinata alla gestione corrente, e non quella destinata a nuovi investimenti, a progetti di connettività e quella sostenuta per aderire alle piattaforme di sistema.
Figura 40: Il ruolo dei Digital Enabler nella Digital Transformation nella Pubblica Amministrazione

Fonte: NetConsulting cube, 2018
Sulla base di questo assunto, nel Piano Triennale si ipotizza che l’effetto combinato di azioni di contenimento e di trasformazione della spesa ICT di parte corrente possa generare a fine 2018 (a parità di perimetro d’intervento considerato):
- una contrazione della spesa complessiva di circa 480 milioni;
- un incremento della parte di spesa per investimenti in linea con il trend rilevato nel 2016 e per circa 200 milioni (+ 15%);
- un incremento della spesa effettuata tramite Consip e altri soggetti aggregatori di circa 1.000 milioni, ipotizzato tenendo conto che le convenzioni e i contratti recentemente stipulati da Consip per i prossimi 5 anni prevedono massimali di spesa per oltre 6.000 milioni”.
La strategia sottostante è quella di consentire una progressiva riqualificazione della spesa, riducendo gli sprechi e le ridondanze che l’elevata frammentazione ha generato nel corso degli anni, e indirizzando le risorse sui progetti di innovazione e in particolare sui progetti di sistema (descritti in questo studio nel paragrafo dedicato alla PA Digitale). Le linee guida alla base delle politiche di investimento, oltre a indicare in Consip il canale preferenziale di acquisto, indirizzano le scelte in ambito software preferibilmente verso modalità SaaS, la razionalizzazione e standardizzazione delle applicazioni e l’utilizzo di software open source.
Il fine del Piano Triennale è creare le condizioni per erogare servizi più semplici ed efficaci a cittadini e imprese, passando attraverso ambiti di azione finalizzati a creare componenti e piattaforme comuni: metodologie agili, approccio mobile first, architetture sicure, interoperabili, scalabili, altamente affidabili, e basate su interfacce applicative (API) definite e condivise.
Il contesto della PA è sicuramente differente da quello dei settori privati. Ci sono però Digital Enabler che pur con impatto e intensità differenti, stanno accompagnando la PA nel proprio percorso di innovazione.
Il tema della Sicurezza ha molta rilevanza nel Piano Triennale. Con l’obiettivo di razionalizzare i Data Center si guarda innanzitutto a Disaster Recovery, Business Continuity e Cybersecurity, cui corrispondono specifiche Linee Guida. Inoltre, il DPCM Gentiloni, recependo la direttiva NIS (Network e Information Security) sulla sicurezza delle reti e dei sistemi informativi a livello europeo, ha disegnato un nuovo apparato di governance in ambito Cybersercurity, confermando la presenza del CERT Nazionale in capo al MISE, che si integra con il CERT PA in seno ad AGID.
Inoltre viene rafforzato il ruolo del Dipartimento delle Informazioni per la sicurezza (DIS) ed è istituito un nuovo Centro di Valutazione e Certificazione Nazionale, con lo scopo di verificare la sicurezza nei prodotti e dispositivi destinati alle infrastrutture critiche nazionali.
A seguito del decreto citato è stato varato il nuovo Piano Nazionale per la protezione cibernetica e la sicurezza informatica, che ha come obiettivo la semplificazione del processo decisionale in caso di attacchi e il rafforzamento della capacità di contrasto agli attacchi unificando i CERT. Contestualmente il 2017 ha già visto significativi investimenti, non solo in termini di prodotti e servizi ma anche dal punto di vista della governance, con particolare attenzione al GDPR che, per le realtà pubbliche, dispone l’obbligo di identificazione e creazione della figura del DPO (Digital Protection Officer).
Anche il tema del Cloud è in forte divenire, a partire dall’assegnazione del Lotto 1 della Gara SPC-Cloud del 2016. Quest’ultimo ha definito i servizi (applicativi, infrastrutturali, di piattaforma) cui gli Enti possono aderire nel percorso di razionalizzazione dei data center, iniziato da tempo e che per AgID è una priorità imprescindibile per il raggiungimento degli obiettivi del Piano Triennale.
Un altro ambito di forte attenzione per la PA, con un respiro di medio periodo, è quello relativo ai Big Data, di cui si fa espressamente menzione nel Piano Triennale. Le ultime evoluzioni vedono estesa a tutto il 2018 la fase di sperimentazione del Data & Analytics Framework. Quest’ultima è un’architettura funzionale finalizzata a valorizzare il patrimonio informativo pubblico nazionale, sviluppare e semplificare l’interoperabilità dei dati pubblici tra PA, standardizzare e promuovere la diffusione degli open data, ottimizzare i processi di analisi dati e generazione di conoscenza a supporto delle decisioni e della ricerca scientifica. Il piano in essere non comprende solo aspetti tecnologici (data lake, data engine, data portal) ma anche un parallelo incremento delle competenze e degli skill, tramite data scientist, data engineer e Big Data architect.
In ambito Mobile sono prevalentemente gli Enti locali ad avere in corso progetti volti a innovare e migliorare la comunicazione con il cittadino e le imprese. I servizi oggi in essere sono ancora prevalentemente a carattere informativo più che dispositivo, ma l’evoluzione dei servizi PagoPA, SPID e ANPR (si rimanda al paragrafo dedicato alla “PA digitale” per lo stato di avanzamento dei vari Cantieri previsti dal Piano Triennale e abilitanti la Crescita Digitale) sta portando a un evidente progresso, così come già avvenuto nel settore privato.
Quanto agli altri Digital Enabler, le Pubbliche Amministrazioni sono ancora in fase di studio e, in qualche caso di sperimentazione. La Blockchain lascia intravedere vantaggi consistenti in termini di trasparenza ed efficienza dei processi e numerose applicazioni: dalla gestione delle identità digitali, alla decentralizzazione e interoperabilità dei registri pubblici (Catasto, Registro delle imprese, e altri), sino alle procedure elettorali, consentendo di registrare il voto in modo anonimo e immodificabile sulla piattaforma. Tuttavia, non si prevede a breve una crescita di questo mercato per la Pubblica Amministrazione, rendendosi necessaria una regolamentazione a livello europeo prima ancora che italiano.
Considerando uno scenario temporale di 3-5 anni, il vero elemento discriminante e che rappresenterà il successo o il fallimento delle politiche messe in atto nel corso di questi anni sarà la capacità di fare sistema e mettere a fattore comune le best practice oggi in corso ma ancora frammentate.
La trasformazione digitale della PA richiederà tempi più lunghi rispetto ad altri settori, per la complessità che la caratterizza e per l’ampiezza del gap da colmare. L’evoluzione tracciata dovrebbe condurre a realizzare una piattaforma digitale condivisa costituita da piattaforme abilitanti, superando la logica a silos che tuttora caratterizza i sistemi della Pubblica Amministrazione.