Il Cloud Computing sta evidenziando la tendenza all’adozione di architetture ibride, in cui diverse configurazioni Cloud – public, virtual private o internal private – si combinano con infrastrutture e applicazioni on premise. Sono evidenti gli impatti sui modelli di procurement, sulla tipologia della spesa IT (con una maggiore incidenza della componente operativa rispetto a quella di investimento), sulla governance e sulla gestione dei modelli architetturali. Inoltre, a livello aziendale occorre considerare che il Cloud è l’elemento traversale rispetto agli altri Digital Enabler e ne trascina la crescita, così come abilita in generale il processo di Digital Transformation in atto.
Il mercato del Cloud Computing in Italia nel 2016 è cresciuto complessivamente del 21,5%, superando 1,8 miliardi di euro (Fig. 12).
La componente principale e che permane in forte crescita (28,8%) è quella del Public & Hybrid Cloud per la tendenza da parte delle aziende a preferire il modello ibrido. La ripartizione del mercato per tipologia di servizio evidenzia un’incidenza predominante dei servizi legati alle infrastrutture (IaaS), scelti dalle aziende per i vantaggi in termini di scalabilità e di ottimizzazione dei costi. Un peso rilevante è ricoperto anche dai servizi SaaS, pari al 43% del mercato Cloud complessivo, guidati dalla migrazione su ambienti Cloud sia dei sistemi di posta elettronica e collaboration che di alcune soluzioni middleware (Sicurezza, IT Management, APM, e altre analoghe). Molto rari i casi di applicazioni mission critical migrate su architettura Cloud. I servizi di tipo Platform as a Service (PaaS), infine, rappresentano una quota residuale, sebbene in crescita. Infine, mentre le grandi aziende sono più concentrate nel dotarsi di infrastrutture in Cloud con investimenti maggiori su orchestration e management dei servizi, le piccole sono più orientate ai servizi SaaS, che ben si coniugano con le esigenze di flessibilità e contenimento degli investimenti iniziali.