L e stime del Rapporto Assinform per il 2017 danno il mercato del digitale in crescita per il terzo anno consecutivo ben oltre i livelli del PIL. Vediamo, finalmente, aprirsi uno spiraglio di cambiamento nel nostro Paese che, com’è noto, ha accumulato sull’innovazione un notevole ritardo. Ritardo che abbiamo pagato in termini di crescita, produttività e occupazione.
In effetti la pressione che i processi di trasformazione digitale esercitano a livello globale sta iniziando a penetrare nello scenario italiano, anche grazie a scelte di natura strategica operate in questi ultimi anni. Ma c’è di più.
Negli ultimi mesi in particolare il sistema delle imprese e il Governo hanno capito che per consentire al Paese di fare un vero e proprio salto, era necessario lanciare un’iniziativa forte, mirata al cuore dell’eccellenza italiana, la sua industria manifatturiera. È questo il contesto in cui è nato il piano Industria 4.0, risultato di un lavoro collaborativo che abbiamo fatto con Confindustria e con il Ministro dello Sviluppo Economico, con cui per la prima volta l’Italia si è dotata di una politica industriale basata sull’innovazione digitale. Considerando la specificità del nostro tessuto produttivo, il Piano ha un approccio che valorizza l’innovazione lungo le filiere, coinvolgendo tutti i protagonisti della catena, spingendoli alla ricerca di nuove sinergie, lasciando libere le imprese di decidere in che direzione orientare gli investimenti, assegnando alla leadership aziendale la piena responsabilità di come, dove e cosa innovare. Per la prima volta, inoltre, vengono incentivati, oltre agli investimenti in hardware, anche quelli in software, perché non si tratta di promuovere nelle fabbriche il semplice rinnovo del parco macchine, ma la connessione fra sistemi fisici e digitali, valorizzando l’enorme quantità di dati che ne deriva, per cambiare la catena del valore e far evolvere i modelli di business.
Riteniamo che Industria 4.0 rappresenti un’occasione strategica per far sì che il settore manifatturiero ritorni dall’attuale 15% di contributo al Pil ad almeno il 20%, facendo da volano per la crescita l’intero Paese. Quest’obiettivo è alla nostra portata. E possiamo dire che gli imprenditori stanno rispondendo alle sollecitazioni, nonostante le difficoltà di un tessuto economico come il nostro, costituito per il 99% di Pmi, dove conta in primis la sensibilizzazione degli imprenditore.
Se il sistema delle imprese si è quindi messo in movimento, ora dobbiamo fare ogni sforzo per imprimere la stessa mobilitazione e slancio verso l’innovazione all’interno della Pubblica Amministrazione. Il nostro Paese non può permettersi un sistema industriale che cammina e una Pubblica Amministrazione che non è in grado di rinnovarsi, che ritorna continuamente sui suoi passi. È vero, ci si sta lavorando, ma il senso d’urgenza deve essere maggiore. Come sta avvenendo nell’industria, occorre che il 2017 segni il passaggio dal committment della leadership pubblica all’accelerazione dei progetti di innovazione. Dopo Industria 4.0 abbiamo bisogno della PA 4.0 per trasformare lo spiraglio verso il cambiamento che registra il Rapporto Assinform in una strada maestra su cui far decollare la crescita del Paese.