Sul digitale il clima in Italia sta cambiando verso il positivo. La ripresa degli investimenti in ICT nel 2015, come evidenzia lo studio Assinform, rappresenta un segnale importante e concreto, ma non l’unico.
Rispetto all’anno scorso, vi è senza dubbio una maggior e più diffusa consapevolezza del Paese sul valore dell’equazione: più innovazione uguale più crescita. Il territorio è vivacizzato da iniziative e best practice, da parte di imprese, PA, start up. Il digitale, insomma, sta salendo di priorità nella cultura e nella visione di molti settori della società e dell’economia italiana. Ci possiamo accontentare? Direi proprio di no. Perché non possiamo ignorare il gap da cui partiamo: 25 miliardi di euro all’anno in meno di mancati investimenti in innovazione tecnologica rispetto alla media europea. E ne stiamo pagando le conseguenze in termini di ridotte capacità di ripresa. Non abbiamo più alibi: dobbiamo approfittare di questo momento per accelerare. E sappiamo come fare: passare dai programmi, dalle agende, dai proclami, alle azioni concrete. Dobbiamo portare, e in fretta, le Pmi italiane ad allinearsi ai livelli di competitività e produttività europei, sostenute da distretti e filiere digitalizzate; far si che la manifattura, eccellenza del nostro sistema economico, rinnovata e rivitalizzata in chiave Industria 4.0, passi dall’attuale 15% di contributo al Pil ad almeno il 20%.
Questi sono oggi obiettivi alla nostra portata, che Confindustria ha fatto propri con il progetto nazionale di “Trasformazione competitiva digitale delle imprese e del Paese”. Proposto da Confindustria Digitale all’inizio dell’anno, il progetto ha trovato la piena adesione dei vertici associativi e poi fatto proprio dal nuovo Presidente di Confindustria Vincenzo Boccia. Allo stato attuale vi sono impegnate 11 federazioni di categoria, insieme a Retimpresa, alle associazioni dei Giovani e delle Piccole imprese di Confindustria, oltre a 10 associazioni territoriali. Ma è solo l’inizio.
Vogliamo costruire una politica industriale incentrata sul digitale trasversale a tutti i settori e fare dell’innovazione il fattore sistemico di crescita dell’economia italiana. Per questo il progetto impegna il sistema confindustriale su alcune azioni da mettere in moto già da subito, offre la piena collaborazione al Governo e alle istituzioni, a cui chiede però altrettanta determinazione nel mettere in atto politiche più incisive per facilitare la trasformazione digitale del Paese.
Ci aspettiamo che nei prossimi mesi si affermi con forza la via italiana a Industria 4.0, capace di riportare il Made in Italy alla leadership sui mercati globali; che dai tradizionali distretti analogici si passi ad ecosistemi di filiera digitalizzati consentendo alle Pmi italiane di fare massa critica per modernizzarsi e consolidarsi; che il digitale entri a titolo permanente nelle strategie dei consigli di amministrazione delle aziende, private e pubbliche; che si crei quel circolo virtuoso tra formazione, sviluppo di competenze digitali e occupazione come già avviene in altri paesi. Il digitale può amplificare in modo straordinario le grandi capacità di impresa e di ingegno che ci sono proprie: questa è la vera scommessa per il futuro del Paese. Abbiamo il dovere di intraprendere ogni azione appropriata per vincerla.