Le nuove piattaforme digitali sono ormai al centro dell’evoluzione delle abitudini degli utenti nei più diversi contesti di intrattenimento, vita domestica, aziendale e civica, con impatti significativi anche nel business. L’innovazione tecnologica ha così assunto un ruolo strategico nelle politiche economiche nazionali, come dimostra la crescente diffusione di piani per l’innovazione e di digitalizzazione.
Le politiche di innovazione nelle principali aree geografiche
A livello governativo e in tutto il mondo, le politiche di digitalizzazione sono ritenute indispensabili per la competitività. Le macroaree geografiche si caratterizzano sempre più per la capacità di promuovere lo sviluppo congiunto del contesto imprenditoriale e dell’ecosistema digitale, ponendo attenzione alle infrastrutture di comunicazione, ai servizi di e-government e agli incentivi agli investimenti ICT. Sono Cina e Stati Uniti a guidare lo sviluppo dell’economia dell’innovazione, ed è la Cina ad evidenziare i successi più significativi. Secondo WIPO (l’Organizzazione Mondiale per la proprietà intellettuale), la Cina ha già strappato al Giappone la seconda posizione nella graduatoria dei paesi per numero di brevetti internazionali; e la stessa WIPO prevede che nei prossimi tre anni supererà anche gli Stati Uniti, grazie a un ritmo di crescita delle richieste di brevetto che si mantiene a doppia cifra dal 2003. La Cina genera ormai il 20% dei brevetti internazionali e gli Stati Uniti poco di più, il 23%.
Tale situazione è supportata non solo dall’intensa attività di ricerca svolta dalle aziende cinesi presenti nei principali comparti ICT ma anche dall’avvio di iniziative governative. Tra queste si segnala la Belt and Road Initiative: piano di innovazione delle infrastrutture lanciato dalla Cina a fine 2013, conosciuto anche come One Belt, One Road e che ha lo scopo di rafforzare le connessioni fisiche e commerciali tra Cina e Europa passando per i paesi dell’Asia, del Medio Oriente e del Nord Africa. L’iniziativa, che coinvolge complessivamente 65 paesi, si è da subito articolata in una componente terrestre e marittima e negli anni ha iniziato a promuovere, in questa vasta area geografica, anche lo sviluppo della connettività digitale. Si parla a questo proposito di Digital Silk Road (Via della Seta), con progetti per una rete di cavi ottici transfrontalieri, anche sottomarini, e nuove linee di comunicazione, anche satellitari, con l’obiettivo di espandere lo scambio di informazioni e la cooperazione tra i paesi coinvolti.
Questo progetto sovranazionale - combinato con iniziative nazionali, come Made in China 2025, con investimenti per 300 miliardi di dollari, caratterizzato anche dal focus sulle tematiche di intelligenza artificiale, IoT e smart appliances, e Internet Plus, con fondi per 4,4 miliardi di dollari - mette la Cina nelle condizioni non solo di digitalizzare la sua base produttiva e sostenere lo sviluppo di player tecnologici nazionali, ma anche di entrare in mercati con un elevato potenziale. Questo risponde anche all’esigenza di supportare le aziende locali che stanno affrontando il calo della domanda interna e l’accresciuta concorrenza internazionale.
Figura 1: Via della Seta: numeri e obiettivi
Fonte: NetConsulting cube su AIIB, Asian Infrastructure Investment Bank

Nello specifico tecnologico, la Cina punta molto sullo sviluppo nell’area dell’Intelligenza Artificiale (AI), con l’obiettivo di diventare, entro il 2030, il leader mondiale. A questo proposito, il Governo cinese ha stanziato 2 miliardi di dollari in ricerca e sviluppo con il New Generation Artificial Intelligence Development Plan del 2017 e annunciato un altro investimento di 2,1 miliardi di dollari per il parco tecnologico sull’AI a Pechino.
Oltre ai piani governativi, anche diverse città hanno annunciato piani per sostenere l’Intelligenza Artificiale. La municipalità di Tianjin ha stanziato un fondo di quasi 16 miliardi di dollari con finanziamenti raccolti da istituzioni finanziarie cinesi e anche dal settore privato domestico ed estero; quella di Pechino ha annunciato un piano da 2,2 miliardi di dollari per costruire un parco tecnologico dedicato all’AI, mentre Shanghai punta a sviluppare un’industria del settore ai vertici mondiali entro il 2020.
Tuttavia, gli Stati Uniti appaiono ancora leader nella competizione internazionale sull’AI, grazie alla strutturazione del mondo accademico, alla lunga tradizione di laboratori interdisciplinari e alla capacità di creare collaborazioni di respiro mondiale. A questo proposito, le statistiche di Allen Institute mostrano come il 32% delle pubblicazioni statunitensi ricadano tra le più citate contro il 27% di quelle cinesi.
Anche negli USA, va sottolineato il ruolo del governo, come quello giocato dall’agenzia DARPA (Defense Advanced Research Project Agency), che ha formulato un piano strategico sull’intelligenza Artificiale di 2 miliardi di dollari con l’obiettivo di superare i limiti delle attuali tecnologie. Più di recente, l’amministrazione Trump ha definito un nuovo piano di investimenti per rilanciare la supremazia USA nel campo dell’AI. Si segnala, inoltre, la nascita dell’American AI Initiative, incentrata su cinque pilastri: ricerca e sviluppo; accesso a dati e modelli; creazione di standard; diffusione di competenze tecniche e collegamenti internazionali.
Figura 2: Europa Digitale 2021-2027
Fonte: NetConsulting cube su Unione Europea, Marzo 2019

Si sta, quindi, delineando uno scenario di forte contrapposizione tra il modello di sviluppo cinese, al quale sembra stiano aderendo molti paesi, soprattutto europei,e quello degli Stati Uniti che, per ora hanno risposto imponendo dazi, in particolare sui prodotti cinesi. D’altro canto, le politiche di digitalizzazione degli Stati Uniti appaiono complessivamente meno attraenti delle iniziative cinesi: sono caratterizzate da maggiore maturità e sono anche prevalentemente rivolte all’interno del paese.
La strategia europea sulla digitalizzazione
La strategia europea di digitalizzazione è basata sul piano Europa 2020, avviato dall’Unione nel 2010 con l’obiettivo di migliorare la situazione degli stati membri in cinque ambiti: occupazione, ricerca & sviluppo, sostenibilità energetica, istruzione e lotta alla povertà. Operativamente, Europa 2020 si compone di sette iniziative faro, tra le quali, in tema di digitalizzazione, riveste importanza primaria l’Agenda Digitale per l’Europa, formulata con l’obiettivo di sfruttare il potenziale delle tecnologie ICT per promuovere innovazione, crescita economica, sviluppo e miglioramento del tenore di vita della popolazione.
Il principale fondamento dell’Agenda è la nascita del mercato unico europeo per il digitale (Digital Single Market), che richiede come presupposto la trasformazione digitale della Pubblica Amministrazione. Con questo obiettivo, è nato l’European eGovernment Action Plan 2016-2020. Nel solco di questa strategia a giugno 2018, l’Unione Europea ha lanciato il programma Europa digitale 2021-2027, a sostegno della trasformazione digitale delle società e delle economie europee. Prevede un budget di 9,2 miliardi di euro in sette anni e avrà l’obiettivo di aumentare la competitività internazionale dell’UE, sviluppare e rafforzare le competenze digitali negli stati membri, rendere gli skill digitali accessibili a cittadini e imprese. Il tutto con un’articolazione in cinque filoni: High Performance Computing (con stanziamenti per 2,7 miliardi di euro), Intelligenza Artificiale (2,5 miliardi), Cybersecurity, (2 miliardi), Competenze Digitali Avanzate (con focus sulla loro accessibilità a tutti i settori, 700 milioni), Digital Transformation di enti pubblici, imprese e PMI (1,3 miliardi).
Un ruolo importante sarà giocato dai Poli di Innovazione Digitale che aiuteranno le PMI e gli Enti nel processo di change management e nell’adeguamento degli skill tecnologici: metteranno a disposizione competenze e strutture di sperimentazione; offriranno il supporto consulenziale per valutare la fattibilità economica dei progetti di trasformazione digitale. Il programma beneficerà delle sinergie derivanti dal framework Orizzonte Europa 2021-2027, che si propone di consolidare i risultati del precedente programma di innovazione (Orizzonte 2020) per permettere all’UE di occupare un posto di primo piano nel settore della ricerca a livello mondiale.
Europa Digitale 2021-2027: il programma UE per rilanciare la competitività.
Principali novità di Orizzonte Europa 2021-2027 sono l’introduzione di un Consiglio Europeo dell’innovazione (CEI); l’organizzazione di nuove missioni UE per la ricerca e l’innovazione incentrate sulle sfide per la società e la competitività; la massimizzazione del potenziale di innovazione in tutta l’UE; la definizione del principio di Open Science, per il libero accesso alle pubblicazioni e ai dati, che consentirà la diffusione sul mercato e rafforzerà il potenziale di innovazione dei risultati generati dai finanziamenti dell’UE; l’avvio di una nuova generazione di partenariati europei e la promozione di una maggiore collaborazione con gli altri programmi dell’UE. A quest’ultimo riguardo, emerge la determinazione di ottimizzare il numero di partenariati che l’UE programma o finanzia in collaborazione con i partner (industria, società civile e fondazioni) e di promuovere sinergie con altri programmi futuri dell’UE, dal programma Europa Digitale alla politica di coesione, al Fondo Europeo per la Difesa, al progetto internazionale per l’energia da fusione ITER.
La dotazione finanziaria del programma è di 100 miliardi di euro per il periodo 2021- 2027, dei quali 2,4 dedicati al programma Euratom. Quest’ultimo, che finanzia la ricerca e la formazione nel campo della sicurezza nucleare e della radioprotezione, sarà maggiormente incentrato sulle applicazioni diverse dalla generazione di energia, come quelle, ad esempio, per l’assistenza sanitaria e le apparecchiature mediche, e sosterrà anche la mobilità dei ricercatori del settore nucleare.
La strategia e i piani europei per lo sviluppo dell’Intelligenza Artificiale
Nel 2018 l’Unione Europea ha annunciato l’avvio di un piano di politica industriale sull’Intelligenza Artificiale (AI) volto a recuperare il gap rispetto ai paesi più avanzati sul tema, Stati Uniti e Cina. Sono previsti investimenti per 20 miliardi di euro entro il 2020, 4 dei quali spesi direttamente dall’Unione. A questi se ne dovrebbero aggiungere, a partire dal prossimo bilancio europeo 2021-2027, altri 7, provenienti dai fondi di Orizzonte Europa e dal programma Digital Europe.
Consentiranno di portare tutti gli stati membri a disporre di una strategia cui traguardare investimenti e loro misure di attuazione, e di realizzare un piano di collaborazione tra pubblico e privato e un’agenda comune a livello europeo per la ricerca sull’AI, risolvendo così il problema della frammentazione dei fondi sparsi tra i vari paesi membri. In aggiunta alla creazione di centri di eccellenza europei, la Commissione si sta interrogando anche sull’opportunità di creare spazi di condivisione di dati nel campo dell’AI, per facilitarne la circolazione infraeuropea, sostenere le start-up innovatrici e anche la formazione di nuovi esperti. È infine allo studio la creazione di un quadro etico e normativo appropriato.
In questo scenario, le iniziative intraprese dall’UE sono ancora alla fase embrionale ma dimostrano la volontà di colmare il gap accumulato. Tra queste si segnalano:
• CLAIRE (Confederation of Laboratories for Artificial Intelligence Research in Europe), che coinvolge 2.700 ricercatori e che mira a rafforzare l’eccellenza europea nell’impiego dell’AI nell’innovazione attraverso la costituzione di una confederazione paneuropea di laboratori di ricerca operante secondo il modello del Cern;
• ELLIS (European Lab for Learning and Intelligent Systems), che punta a potenziare lo sviluppo delle tecnologie AI in Europa attraverso più azioni, fra cui la creazione di una rete di laboratori di eccellenza, l’istituzione di un dottorato di ricerca europeo, la promozione di collaborazioni fra università e industria per l’utilizzo commerciale dell’Intelligenza Artificiale.
L’iniziativa si focalizzerà sull’utilizzo di metodologie di Intelligenza Artificiale basate sull’apprendimento automatico e il deep learning, fondamentali in tutti gli ambiti, dalla sanità alla guida autonoma.
AI: le iniziative intraprese dall’UE sono ancora alla fase embrionale.
Per lanciare progetti specifici di AI, l’UE proseguirà negli investimenti in infrastrutture e sistemi abilitanti, quali chip specifici, sistemi elettronici efficienti, e tecnologie quantistiche. Saranno accelerati anche gli investimenti in sistemi ad alte prestazioni e ipercomputer: oggi l’ipercalcolo è strettamente in mano alla Cina (oltre 200 supercomputer), seguita dagli Stati Uniti (circa 150).Tra le altre iniziative di collaborazione tra Europa e altre aree geografiche è di rilievo il contratto entrato in vigore a gennaio 2019 per l’installazione di un cavo in fibra ottica che connetterà l’America Latina e l’Europa (dal Brasile al Portogallo) entro il 2020, fornendo servizi di connettività a banda ultra-larga e dando accelerazione agli scambi business, scientifici e culturali tra i due continenti.
Il progetto, in capo al Consorzio BELLA (Building the Europe Link to Latin America), coinvolge numerosi istituti di ricerca e istruzione, vede nella Commissione Europea il principale investitore e porterà benefici in termini di cooperazione internazionale e sviluppo regionale. Gli ambiti sostenuti dal progetto sono: IoT e High Performance Computing, Open science e Knowledge Sharing, osservazione e studio dei dati terrestri (Programma Copernico), condivisione di dati astronomici (attraverso siti in Cile). Lo sviluppo regionale si concretizzerà nella nascita di servizi di interconnettività digitale tra i paesi dell’area, a partire da Brasile, Cile, Colombia e Ecuador, e nel rafforzamento delle politiche in altri ambiti.Il progetto BELLA è un primo passo importante per sostenere la nascita in America Latina di servizi digitali urbani evoluti, l’aumento di esportazioni, la semplificazione dei processi di supply chain e la promozione dell’imprenditorialità digitale.