Il sistema bancario italiano deve rispondere a numerose sfide di mercato e recuperare i pro- fitti. Le operazioni di ristrutturazione e di rinnovo della struttura della rete di vendita sono le leve principali accanto alla digitalizzazione dei processi.
Il peso degli oneri per crediti deteriorati ha imposto ad alcuni grandi intermediari il rafforzamento della posizione patrimoniale attraverso aumenti di capitale, mentre tra le banche di media dimensione si è assistito alla conclusione di operazioni di aggregazione, viste anche come vie per ridurre i costi e aumentare l’efficienza. Il consolidamento ha riguardato i mondi delle Banche Popolari, delle BCC e delle Casse di Risparmio. Si sta assistendo a una lenta ma inevitabile riconfigurazione dell’assetto del sistema: la riforma delle popolari è stata in gran parte attuata con la trasformazione di 8 banche su 10 fra quelle con attivi superiori a 8 miliardi (la soglia stabilita dalla legge) in società per azioni. L’aggregazione di due di esse ha dato luogo a un gruppo bancario di rilevanti dimensioni.
La continua pressione sui costi si traduce in ristrutturazioni e in razionalizzazioni delle reti. Il processo di riduzione degli sportelli è già in atto da anni: nel 2016 in Italia erano presenti 29.511 sportelli bancari con una riduzione del 13,8% rispetto al 2008 (anno di massimo picco), e il trend proseguirà anche nei prossimi anni. Questa priorità trova riscontro anche nei dati più recenti pubblicati dalla BCE, relativi al 2015, che mostrano come l’Italia rappresenti uno dei paesi europei con la più elevata capillarità distributiva, con 50 sportelli ogni 100.000 abitanti, contro i 34 della media europea. Al trend in calo degli sportelli a partire dal 2015 si è contrapposto un aumento del numero di ATM (+6%, secondo Banca d’Italia).
Completano lo scenario una pressione competitiva crescente proveniente da Fintech e operatori che sfruttano le tecnologie digitali.
Le tecnologie digitali in questo contesto stanno giocando un ruolo strategico, testimoniato dalla crescita della spesa del settore bancario. Nel 2016 è stata di 6.813 milioni di euro, in aumento del 3,5% sull’anno precedente, trainata principalmente da progetti di Digital Transformation. Nelle banche essi sono un capitolo significativo dei piani triennali, anche nei prossimi anni, a sostegno di un cambiamento di passo che è possibile solo con una revisione profonda di modelli e processi. Fra le aree progettuali oggetto di investimento continuano a primeggiare quelle legate ai temi di compliance - da PSD2, GDPR (normativa europea sulla Privacy), MIFIDII e IFRS39 - che continueranno ad assorbire una quota rilevante di investimenti.
L’innovazione dei canali di relazione prevede l’ampliamento (Fig. 19), delle funzionalità dispositive e di sot toscrizione di contratti da remoto e l’introduzione di chatbot che sfruttano l’intelligenza artificiale e le tecniche di machine learning per ottimizzare l’interazione uomomacchina. Anche i progetti di Big Data e di CRM vedono coinvolte molte banche che puntano sulla conoscenza più approfondita del cliente e la capacità di proporre offerte personalizzate.
Sul fronte del back office, l’impiego di soluzioni di robotica (Robotic Process Automation) che consentono di automatizzare alcuni processi ripetitivi (esempio legati all’input di dati nel processo del credito e relativi controlli) sta interessando banche di diverse dimensioni per la notevole riduzione dei costi di back office che esse promettono. Sono software che permettono di emulare le attività di una risorsa umana e di interagire con le applicazioni core senza alcun impatto sui sistemi esistenti.
Tra le altre aree di investimento continuano ad avere rilievo la Cybersecurity e la gestione delle identità digitali e la filiale automatizzata; una
minore incidenza si rileva negli investimenti sul Cloud, che ha ancora una penetrazione limitata ad ambiti non core. A questi trend consolidati si aggiunge la revisione delle architetture in ottica di open banking, guidata dall’implementazione di API sotto la spinta di PSD2, che comporterà per gli istituti l’obbligo di consentire a terze parti (denominati TTP nella normativa) l’accesso ai dati di conto corrente dei clienti per proporre nuovi servizi. Ancora in fase di studio è la nascita di gruppi di lavoro e l’ingresso di banche italiane in consorzi internazionali (es. R3) per progetti sperimentali su piattaforma Blockchain (prevalentemente in ambito Trade Finance e Global Payment).